• Manutenzione e cura della spada giapponese
  • Manutenzione periodica e corretta procedura per la conservazione della lama giapponese
  • Politura
  • Conclusioni

Manutenzione e cura della spada giapponese

Le lame giapponesi sono costruite con acciaio al carbonio, sono quindi a rischio di ossidazioni qualora non venga eseguita una periodica manutenzione consistente in poche semplici operazioni ma di vitale importanza per potere attraversare i secoli in perfetto stato di conservazione ed essere ammirate e studiate dalle future generazioni. Tenere sempre presente che le NihonTo sono oggetti estremamente taglienti, prestando molta attenzione quando esse vengono maneggiate soprattutto in presenza di altre persone, a tale riguardo esiste una completa etichetta che sarebbe bene studiare e rispettare, vorrei sottolineare una regola fondamentale: non toccare mai la lama con le mani!
L'etichetta vieta anche di parlare sulla lama quando questa è estratta in quanto particelle di saliva potrebbero pericolosamente depositarsi sul metallo aggredendolo, rimandando l'eventuale discussione con i presenti una volta che la medesima sia stata riposta nello shirasaya.


Attrezzi utilizzati per la manutenzione

  • 1.Mekugi Nuki
  • 2.Nugui Gami
  • 3.Uchiko
  • 4.Choji abura
  • 5.Panno morbido-Fukusa
  • 6.Tamponcino di cotone morbido per diffondere il nuovo olio al fine di prevenire ossidazioni future.

Mekugi Nuki

Martelletto in ottone utilizzato per l'estrazione del mekugi.

Nugui Gami

Carta Giapponese utilizzata per la rimozione del vecchio olio sulla lama e della polvere di uchiko .Se ne utilizzano due pezzi distinti, uno per la rimozione dell'olio ed uno per l'uchiko,prima dell'utilizzo è bene ammorbidire la carta stropicciandola con le mani per evitare potenziali graffi sulla lama.

Uchiko

Polvere di uchigumori filtrata da una palla di stoffa con un manico in bamboo.Il compito dell'uchiko è quello di assorbire l'olio rimasto sulla lama.

Choji abura

Olio di garofano oppure olio di camelia mischiato ad olio di garofano.

Fukusa

Panno morbido

Tamponcino di cotone

cotone morbido per diffondere il nuovo olio al fine di prevenire ossidazioni future.

Manutenzione periodica e corretta procedura per la conservazione della lama giapponese

To-Rei- Saluto alla spada

Togliere il shirasaya bukuro

Col martelletto Mekugi nuki sfilare il mekugi

Sbloccare

Sbloccare delicatamente la lama facendo forza appoggiando i pollici tra di loro, notare che il tagliente è rivolto verso l'alto e che il shirasaya è appoggiato alle gambe in posizione di sicurezza in modo che non possa scivolare e causare pericolose ferite.

Estrarre

Estrarre poi completamente la lama dal fodero con un fluido movimento, senza interruzioni, avendo cura di tenere il tagliente verso l'alto e di non farla sbattere contro le pareti interne del shirasaya.
Quando la lama è estratta quasi completamente, inclinare il fodero verso il basso e sollevare la lama, facilitando così la separazione dei due corpi

Tenendo la lama in diagonale ed il kissaki verso l'alto, con la mano debole dare dei colpi decisi sul polso che tiene la tsuka sino a che la medesima non scivola leggermente dal nakago

Sfilare

Afferrare il nakago e sfilare completamente lo tsuka facendo attenzione a non fare cadere l'habaki

Sfilare completamente l'habaki

Rimuovere delicatamente il vecchio olio su tutta la lama con il fazzoletto nugui gami facendo attenzione a mettere pressione solo nel movimento verso il kissaki e non viceversa per non incorre in pericolosi tagli.

Passare ora l'uchiko picchiettando il tampone su tutta la lama lasciando un leggero strato di polvere, il compito dell'uchiko e quello di assorbire l'olio rimasto, prestare attenzione a non esagerare con la quantità e la frequenza poichè tale polvere è leggermente abrasiva.

Con un altro fazzoletto nugui gami pulito, togliere completamente la polvere di uchiko su tutta la lama, eventualmente ripetendo l'operazione

Ora si può osservare attentamente la lama in diverse posizioni

Si inizia tenendo la spada in verticale osservando le proporzioni della lama, la sua lunghezza, gli spessori, la curvatura e le condizioni generali.

Si passa poi ad esaminare lo hada e lo hamon aiutandosi con una luce brillante e facendo riflettere quest'ultima sulla lama anche per individuare eventuale Utsuri. Esaminare il colore della lama, molto importante per determinare il periodo di costruzione

Si passa poi ad esaminare il Kissaki osservando la forma, le dimensioni ed il tipo di Boshi quest'ultimo importantissimo per determinare la scuola di provenienza e l'antichità della lama.

Per ultimo viene esaminato il Nakago, la forma, se Ubu oppure Suriage, le dimensioni, le eventuale firme, il tipo ed il colore della ruggine presente, la condizione delle yasuri ed il numero dei mekugi ana.

Dopo l'analisi della spada passare un ulteriore volta il nugui gami e stendere poi su tutta la superficie un leggero strato di olio di garofano Choji Abura.

Rimontare

Pulire il nakago, rimontare l'habaki e lo tsuka

Dare un deciso colpo col palmo della mano allo tsuka in modo da farla entrare completamente in sede e infilare il mekugi nel proprio alloggiamento

Riporre la lama nello shirasaya, tenendola sempre con il filo verso l'alto e poi nello shirasaya bukuro, prestando attenzione a farla riposare in un luogo asciutto

Di norma una spada giapponese richiede la manutenzione tre quattro volte l'anno, sarebbe comunque opportuno eseguire la pulizia ogni volta che essa viene osservata. Una lama polita di recente necessita di manutenzione più frequentemente, un paio di volte al mese per i primi due o tre mesi.

Togi (politura)

Nel restauro delle lame giapponesi vengono utilizzate una serie di pietre naturali di grana e potere abrasivo diverso via via sempre più fine.  Durante la politura vengono utilizzate non meno di 9 pietre, nelle prime 7 la lama viene passata sulla pietra fissa, mentre le ultime due, a causa della loro dimensione di circa 1 cm di lato, vengono invece passate con il pollice sulla lama fissa. Dal momento che possibile la sola asportazione di materiale e non il riporto, è di primaria importanza effettuare un restauro il più conservativo possibile nel ripristino della geometria della lama e nella asportazione di eventuale ruggine e dentini sul filo, valutando di volta in volta un progetto di lavoro sostenibile.

Shitajitogi (politura di base)

Una volta stabilito il progetto di restauro si procede a raddrizzare la lama da eventuali distorsioni, siano esse longitudinali che svirgolamenti ad elica, a tale scopo si utilizzano degli utensili in legno appositamente costruiti i quali non provocano segni o ammaccature sulla lama. Si procede poi a togliere eventuali denti sul filo di taglio oppure errori delle precedenti politure andando a creare una linea di taglio ottimale. Il lavoro con le pietre inizia con l'Arato (grana circa 150) lavorando quasi perpendicolarmente alla lama, passando poi alla Binsui (grana 280-320) inclinando leggermente l'angolo di abrasione per passare alle Kaisei (grana 400-600) con un angolo di attacco di circa 60 gradi. Ogni pietra successiva toglie i segni della precedente lavorando con una precisa sequenza, prima il mune poi lo shinogi ji ed infine il Ji.

Con queste 3 pietre viene definita l'esatta geometria della lama, con quelle successive infatti non sarebbe possibile a causa del loro bassissimo potere abrasivo, dalla quarta pietra in poi (Chu Nagura) si passerà la lama in senso longitudinale, il Kissaki sarà lavorato a parte con le varie pietre, sempre con andamento perpendicolare alla lama. Le pietre Nagura sono due, la Chu Nagura (grana 800) e la Coma Nagura (grana 1200-1500).
Anche le pietre Uchigumori si dividono in due tipi, Uchigumori-ha-to e Uchigumori-ji-to con grana compresa ta 3000 e 6000, la prima viene utilizzata su tutta la lama, mentre la seconda è utlizzata solamente nelle zona tra il filo e lo Shinogi. Il lavoro con le pietre Uchigumori è lunghissimo, stancante e ripetitivo ma sono le pietre che grazie alla loro composizione chimica mettono in evidenza tutte le caratteristiche dell'acciaio e le variazioni martensitiche esaltando il comune denominatore di tutte le NihonTo e cioè la tempra selettiva.

Shiagetogi (politura finale)

Nella fase finale di politura vengono utilizzati due tipi di pietre dallo spessore di circa 1 millimetro per un centimetro di lato, per evitare che le pietre si sbriciolino a causa dell'esiguo spessore, quest'ultime vengono incollate su alcuni strati di carta di riso Yoshinogami ed una volta essiccate si procede ad una ulteriore levigatura con pietre sempre più fini sino ad ottenere uno spessore di circa due decimi di millimetro arrotondando i bordi per evitare graffi sulla la lama. La prima pietra Hazuya viene ricavata da scaglie di Uchigumori e passata sulla lama con un lubrificante chiamato Tojiru, costituito da polvere di uchigumori ed acqua, viene passata su tutta la lama ad eccezione del kissaki, dello shinogi ji e del mune lavorando piccole sezioni per volta in senso longitudinale, dal nakago al kissaki, a questo punto la lama assumerà un colore biancastro.
Per evidenziare ulteriormente la stoffa del metallo si procede con l'ultima pietra Jizuya, essa è ricavata da scaglie di Narutaki, una pietra mediamente più dura e liscia dell'uchigumori, di colore rossastro. Per poterla utilizzare, dopo averla incollata ed assottigliata come la precedente, la si arrotola su di un cilindro di circa 1cm di diametro facendo si che si frantumi a scacchiera in modo da migliorare l'aderenza sulla lama. La Jizuya viene passata solamente tra lo shinogi e lo hamon in modo analogo alla hazuya. Durante questa fase viene omessa la zona di tempra in quanto verrebbe scurita dal lavoro della jizuya , al termine dell'operazione, la zona lavorata avrà un aspetto più lucido e scuro mettendo in evidenza la trama del metallo.
Nella fase seguente si passerà su tutta la lama ad eccezione del kissaki una sospensione di ossido di ferro e olio di garofano detto nugui , ogni politore ha una propria ricetta, la sospensione viene filtrata attraverso diversi strati di carta di riso per evitare che possa rigare la lama e viene poi strofinata con un particolare cotone sino all'ottenimento del colore voluto, al termine dell'operazione la lama avrà assunto un colore molto più scuro e saranno messe in evidenza tutte le caratteristiche dell'acciaio. Esistono due modi di finitura per altrettanti nugui, il primo è chiamato Hadori ed è paragonato al trucco della Geisha, viene usato Kanahada (ossido di ferro ) dopo l'uso del nugui si passa sulla sola zona della yakiba una pietra ovale di hazuya seguendo perfettamente il profilo dello hamon ottenendo così lo sbiancamento lattiginoso della zona temprata e mettendo in contrasto la medesima col il resto della lama, scuro e lucido. L'altro modo di finitura èchiamato Sashikomi ed è paragonato alla bellezza naturale della Geisha, la preparazione del nugui sashikomi consiste in una sospensione di alcuni minerali finemente triturati come magnetite e tsushima (una pietra calcarea) in olio di garofano, a differenza del nugui per hadori, questa sospensione andrà a scurire il ji ma non lo hamon che rimarrà bianco lattiginoso, ottenendo così un contrasto naturale tra le differenze di durezza evidenziando le hataraki. Di norma si predilige una finitura in Sashikomi quando la lama ha un disegno di tempra molto mosso e complicato, difficilmente ricalcabile col metodo Hadori .

Kissaki no narume (politura della punta)

Come detto in precedenza, le varie pietre vengono passate sul kissaki perpendicolarmente alla lama. Dopo il nugui e l'eventuale hadori si protegge la lama avvolgendola con tessuto di cotone lasciando scoperto solamente il kissaki. In questa fase viene utilizzato uno strumento in legno chiamato narume dai, tale strumento ha la particolarità di essere flessibile ed adattarsi alla forma del kissaki, si inizia delimitando con una striscia di bamboo lo yokote, con l'aiuto di una hazuya di forma squadrata utilizzando tojiru si traccia una linea precisa, una volta ben tracciato lo yokote si procede il lavoro con una pietra hazuya di circa 2 cm per 5 posta su di un cuscinetto di carta di riso bagnata appoggiata alla estremità del narume dai. Il lavoro sul kissaki è molto impegnativo e difficile da portare a termine a causa dei diversi piani di lavoro, occorre mediamente una mezza giornata per ottenere un buon risultato. A lavoro ultimato il boshi si presenterà satinato e senza nessun segno di lavorazione, contrastando con il resto della lama.

Migaki (lucidatura)

L'ultima fase comporta la lucidatura dello shinogi ji e del mune. Lo scopo è ottenere una superficie compattata ed a specchio, per fare ciò si utilizzano delle astine di tungsteno appuntite e di varie fogge (di norma se ne usano quattro) le quali vengono sfregate velocemente, millimetro dopo millimetro sulla zona da lucidare utilizzando come lubrificante una secrezione cerosa di un insetto della famiglia della cicala chiamata Ibota procedendo sino ad ottenere una superficie perfettamente lucente e con spigoli vivi. A seconda della durezza dell'acciaio, della antichità della lama e del tipo di finitura desiderato, vengono utilizzate pietre e nugui differenti per cui il politore dovrà disporre di una ampia qualità di materiali al fine di esaltare la bellezza di quella specifica ed irripetibile lama.

Conclusioni

Il restauro di una lama giapponese deve essere affidato solamente a politori esperti e di comprovata capacità, i soli quali utilizzeranno tutti i materiali adeguati, rigorosamente provenienti dal giappone rigenerando le geometrie ottimali ed esaltando le caratteristiche di forgiatura, garantendo così un sensibile aumento del valore della lama dopo la politura.